Di Sandro Murtas* 

La narrazione dei piccoli paesi da fiaba deve lasciare il passo alla rivendicazione di piani straordinari di infrastrutturazione e servizi. A partire dall’istruzione e dal decentramento dei servizi sanitari di primo livello. Il modello organizzativo di stato e pubblica amministrazione è da ripensare completamente. Il modello lombardo che guarda all’efficienza del posto letto ha fallito. Il modello veneto che ha guardato al sistema e all’integrazione ha tenuto.

Una organizzazione moderna che impiega tecnologie e sistemi sw, che sono peraltro lo standard in altre nazioni, deve garantire vivibilità nei territori cosiddetti “periferici” o “marginali” rispetto ai grandi aggregati urbani, a partire proprio dai servizi primari (sanità, scuola, trasporti, sistema di lavoro a distanza, sicurezza).

Diciamo ad alta voce che non ci riconosciamo nel modello di “sviluppo” che i sistemi di consumo globale intendono far ripartire, insostenibili, di tipo speculativo, sia finanziario che economico, che in ragione dei “punti” di PIL sacrifica risorse e Comunità locali.

Il benessere delle Comunità, quello sconosciuto…

I piccoli paesi e le zone isolate sono oggi alla ribalta come luogo sicuro per aspiranti “sfollati” causa pandemia. Rifuggiamo dalle false esaltazioni giornalistiche e chiediamo conto di programmi che devono essere pluriennali e lungimiranti. Facciamo in modo che la corsa alla “ripresa” e “ripartenza” non sopprima la nostra visione diversa, moderna e sostenibile, dei modelli di vita e lavoro nel territorio.

Ad esempio, chiediamo che fine ha fatto il programma “Infratel” per la connessione di tutti i comuni? E’ pensabile avviare servizi di telemedicina, di  didattica, di lavoro a distanza, senza infrastrutture e  servizi digitali? E’ pensabile che  infrastrutture primarie non vengano realizzate perché  le società private non marginano abbastanza? Ovvio che no, quindi ci sono infrastrutture e progetti strategici che debbono essere messi in campo  ieri, non domani.

Come Rete delle Associazioni dobbiamo attivarci, oltre che per la necessaria narrazione, anche per gesti importanti e fisici, capaci di smascherare le contraddizioni. Per certi versi, dobbiamo smascherare anche il fatto che non sempre si tratta di mancanza di soldi, come il caso delle reti di connessione e dei piani territoriali.

Ma c’è di più. La programmazione 2021 -2027 parte fra pochi mesi.

Quali sono i programmi di investimento per le Comunità periferiche che, si dice, dovrebbero diventare i luoghi di rinascita di un nuovo modello economico e sociale?

Bene, come operatori e volontari del Terzo Settore siamo affianco alle Comunità locali ed ai rappresentanti per un ruolo propositivo e protagonista. È necessario che la programmazione consideri pienamente la forza propositiva ed il ruolo attivo delle organizzazioni di Cittadini (art. 118 Costituzione Italiana, IV comma) che si fanno parte attiva per nuovi modelli di gestione anche dei servizi locali sui quali lo stato sta retrocedendo.

È chiara la necessità di cambiamenti epocali, di metodo e di merito, rispetto alle “ripartenze” annunciate perché, va ricordato, prima del covid-19, il sistema Italia era già in una condizione di crisi strutturale che certo non è passata.

*Sandro Murtas -Associazione Badde Salighes 1879.

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